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  Da la sua chioma inannellata, e bionda,
  E da l’eburneo seno
  Spargèa del Ciel ne le contrade eterne;
  E col piè vago d’animata neve
  Di fior premendo l’ingemmato suolo
  Seguitò fin che giunse
  Là dove scaturìa da un vivo sasso
  Liquefatto un bel vetro, che se n’ gìa
  Con lento, e queto passo
  L’herbe irrigando; ivi si pose, ed ivi
  Pensosa al volto fè colonna, e letto
  Del braccio, e de la mano; e fisò i lumi
  A terra, intanto il Sole
  Cominciò di se stesso à far corona
  De’ vicin Monti à l’elevate cime
  Del Gange uscito. ella dolente scossa
  Quasi da sonno à lui rivolta disse.
Leggiadro almo Pianeta
  Tu sorgi à rasciugar le molli brine,
  Che da gli humidi vanni de la notte
  Son cadute, nè mai de gli occhi miei
  Perciò rasciughi il pianto.
  Al tuo vago apparir più che mai lieti
  Sorgono i fiori à prova: io (lassa) mai
  Dal grave incarco de gli affanni miei
  Erger non posso il core.
  Spiegano al tuo venir dolci carole
  I garruli Augelletti:
  Io dolente non meno
  O Sole al tuo venir, che al tuo partire
  Vivo in amaro pianto;
  Ma voi deh per pietade


    Uscite

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