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  Trà verdi rami Filomena intenta,
  Ch’ancor del folle tuo creder ti lagni;
  E tù sposa fedel, che ’l tuo Ceìce
  Per le rive del Mare ove ’l perdesti,
  E cerchi, e chiami, e ’nvan sospiri, e piagni
  Deh pietà vi sospinga à pianger meco,
  Meco à lagnarvi (ohime) mentr’io sospiro
  Lagrimando ’l mio stato; hor che son lunge
  Da lei, che fù mentre vivèa trà noi
  Honor del Mondo, e d’ogni cor catena.
  E benche forza vincitrice il pianto
  Non habbia incontr’al Fato, chei viventi
  Immutabile atterra, in parte almeno
  Sfoga la doglia, ò Valli, ò Selve, ò Colli
  Accompagnate il suon de’ miei sospiri.
  Non son Nisida mia privi di luce
  I tuo’ bei lumi; sono gli occhi nostri
  Perlo tuo dipartir ciechi rimasi.
  Noi siamo in loco ov’è perpetua notte.
  Tù vivi in parte ov’è continuo giorno;
  Dove sotto à’ tuoi piè l’oscure nubi
  Vedi, e le chiare stelle, ò te felice,
  O noi dolenti, che da te lontani
  Siam morti ancor c’habbiam di vivi il nome.
  Tù godi in Cielo Primavera eterna.
  Noi Verno in terra habbiam, che mai non parte.
  Tu vivi senza vita; e senza morte
  Moriamo noi. tù quella chiara luce
  Del sommo Ben vagheggi, e noi l’horrore
  Fosco miriam, che ’l cieco Mondo involve.
  Il tuo bel Sol ne i lidi occidentali
  Mai non si corca; e ’l nostro (ahi fera sorte)


Al

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