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  E la rustica voce,
  E i pastorali detti
  Al dolce canto accordo
  De i garruli augelletti.
  De’ folti boschi hor vò cercando l’ombra,
  Ove da un sasso un’onda
  Zampilli fresca, e chiara;
  Hora d’un fiumicello il mormorìo,
  E ’l tremolar di mille frondi, e mille
  Al più dolce spirar d’aura benigna
  Con mio piacere ascolto;
  Ed hor lieto rivolto
  A’ bei dipinti colli
  Vermiglie fraghe, & odorose io colgo;
  E ’n don le porgo poi
  Di fiori ornate à la mia Donna amata.
  Felice Povertà, vita beàta.
La vaga Pastorella, ch’io tant’amo
  Hor in azurra, ed hora
  In candidetta vesta
  M’appare; e ’n quella, e ’n questa vaga tanto,
  Che per ornarle il fianco
  Bramar io non saprei più degna spoglia.
  Cinge la schietta gola
  D’un bel vermiglio, e lucido corallo;
  Ma non però vermiglio,
  E lucido cotanto,
  Ch’à paragon de l’uno, e l’altro labbro
  Gli honori suoi non perda.
  Ella nel puro fonte
  Le pure sue bellezze,
  E la natural grazia adorna, e fregia;


    P     2          E da

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