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  Infesta i buoni, e i giusti, avversa prova;
  Non lacera costui col fiero dente
  L’invidia peste universal del bene;
  La vana ambizion non gli è molesta;
  De le genti malvage
  Non conosce gli errori;
  Non è soggetto à le severe leggi
  Rigide sempre, e molte volte ingiuste;
  Non si cura habitar gli alti palazzi;
  Nè procura placar gli eterni Dei
  Del suo grave fallir con ricchi doni;
  Non di fantasmi la sua mente pasce,
  Nè per nuocer altrui parlando mente,
  Nè sospetto, ò paura il cor gli ingombra;
  Che nulla teme, ò spera
  Da propizia Fortuna,
  O d’avversa, e sdegnata.
  Felice Povertà, vita beata.
Ahi, che ne le Cittadi altere, e grandi
  Agitate dal vento del timore
  Vanno mai sempre le speranze errando.
  Quei vago di litigi à prezzo vende
  Bugiarde parolette
  Questi d’honor sentendo acuto sprone
  (D’honor, che spesso il cieco vulgo dona
  A chi meno lo stima, e n’è men degno)
  Il Mondo scorre ambizioso, ed erra.
  Questi in accumular ricchezze suda;
  Poi ne fà ne l’erario ampia conserva;
  Indi la mente è serva
  Di quell’oro di cui
  Guardiano è ’l patron più che signore.


    Quegli

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