< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
242

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:254|3|0]]

  Tre volte, e quattro con le molli bende;
  Poi la casta verbena, e ’l maschio incenso
  Accendi; e ’n bassa voce
  Dirai. così s’accenda
  Quel cor, ch’è per noi fatto un freddo gielo.
  Torni il mio Tirsi al primo nostro amore.
In varie, e strane forme
  Ben possono gli incanti
  Cangiar gli huomini, e ponno
  Fermar de’ fiumi il corso,
  Trar dal bosco le fiere,
  Gli angui dai fior, fuori del centro l’ombre,
  E la Luna dal Cielo.
  Torni il mio Tirsi al primo nostro amore.
Quel cor fatto di cera ò Clori prendi,
  Ed affigivi dentro,
  Questi aghi, e queste spine;
  E dì. sì punga il core
  Di lui strale d’Amore.
  Getta nel foco il crepitante alloro,
  E misto con quel core il farro, e ’l sale,
  Dona à le sacre fiamme,
  Acciòch’egli per me non men si strugga,
  Che la cera nel foco; e mal suo grado
  Mi segua, e ’n me sospiri;
  E più mi brami, che bramar non suole
  Vago augellin dopo la pioggia il Sole.
  Di tre veli diversi i nodi stringi,
  E tre volte dirai.
  Così stringer poss’io
  Tutti i pensier di quello,
  Che tutti i miei pensier chiude nel seno.
  Torni il mio Tirsi al primo nostro amore.


    Quì

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:254|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.