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  Se tù leggiadra mia bella Amaranta
  Donar ti devi ad uno
  Per sangue al Mondo chiaro
  (Il ver dirò ne mi s’apponga à vanto )
  Non fia già, che di me ti rendi schiva.
  Ramo non vile io son del nobil ceppo
  De l’antico Damone,
  Damon noto à le selve
  Per virtute non men, che per ricchezza;
  E Licori pudica honor di quante
  Ninfe sien quì trà noi seco fù giunta
  Per legge maritale.
  Se per virtute poi,
  Più gloria già non se ne porta Aminta,
  Benche maestro accorto
  Si mostri nel pugnar col duro cesto,
  Ed agile nel salto, e ne la lotta,
  Veloce, e snello al corso
  Più che macchiato Pardo
  E sagittario esperto,
  Agricoltor perito,
  E dotto sia poi tanto
  A l’aurea cetra sua sposando il canto.
Se per ricchezza, i miei fecondi Armenti
  Occhio ben sano annoverar non puote,
  E cento, e cento fortunati campi
  Fendon gli aratri miei;
  Nè Cerere, ò Lièo mi mancan mai;
  Onde le mie capanne abondan sempre
  Di quanto altrui può dare il Ciel benigno.
Se per bellezza poi, vidi me stesso
  Nel liquido del Mare alhor, che’n pace


    Ta-

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