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  Taceano i venti, ed ei giacea senz’onda;
  E vidi pur, che di gentil aspetto
  (Bench’io mi strugga, e mi consumi in pianto)
  Non m’avanzan però gli altri Pastori.
  Ma di tal vanto altero
  Se n’ vada pur de le Donzelle il Coro.
  Vero amor, vera fede
  Sien le mie glorie, e i pregi.
  Questo ti vinca; e ’l vincitor sia poi
  De la sua bella vinta amante, e servo.
Lascia Amaranta mia, deh lascia homai
  I selvatici alberghi; e vieni à quello,
  Che sol te sola chiama.
  Lascia, lascia cor mio le selve, ed ama.
  E se piaga mi fosti
  Siami Dittamo ancora.
  Fuggi l’horror de’ boschi, e vieni al fine
  A colui, che t’adora; e tue sien tutte.
  Le mie capanne, il gregge, i boschi, e i campi,
  E ’n somma quanto à me concede il Cielo;
  Che ben sanno i Pastor, che tante, e tante
  Son le ricchezze mie;
  Che se vago d’honore
  Lasciar volessi un dì le selve, e i colli
  Habitar ben potrei le gran Cittadi;
  Facendo l’ampie loggie,
  E le piazze, e le strade
  Meravigliar anch’io,
  E sotto nobil tetto
  Starmi posando; e cento
  Haver servi d’intorno; e ben saprei
  Come sogliono i grandi à bel destriero


    Premer

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