< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
252

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:264|3|0]]

  Vieni, e d’invidia fà, che muoian quelle
  A cui più che Natura è l’Arte amica;
  Però che dipingendo
  E le guancie, e la fronte,
  E la bocca, e le ciglia, e ’l collo, e ’l petto
  Occultano il difetto
  Di Natura, e del Tempo;
  E son bugiarde, e finte
  Nel sembiante, ne i detti, e più nel core.
  Gradisci le mie voglie,
  Nè render vane le speranze mie,
  Poiche ’n te sola spero.
  Eleggi qual più vuoi d’animo pronto
  Offerta vera; e per pietà sia questo
  Giorno in cui tutti i miei pender ti scopro
  O de la vita, ò de la doglia il fine.
  Ma più giusto saria,
  Ch’ei fosse lieto fin del mio martìre,
  E soàve principio al mio gioire.

NIGELLA EGLOGA V.

Argomento.

Coridone Pastore innamorato di Nigella si lamenta della sua crudeltà, e dei tormenti, che amando patisce; poi la prega (benche lontana) ad esserli cortese; ma parendoli d’affaticarsi invano, per finir l’infelicità della sua vita si risolve di morire.


Coridone Pastore.

S
Olo se n’ gìa trà folti boschi errando

Coridone pensoso,
  Ed à l’erranti fere, à i cavi sassi


    Dicèa

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:264|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.