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  Amabile, gentil, cortese, e bello
  Pieno di dolci, e graziosi detti
  Mi promise costui
  Fortunato successo à’ miei desiri;
  Ma non sì tosto ei fù ne l’alma accolto,
  Che le dolci promesse
  In effetti amarissimi, e crudeli
  Misero si cangiaro.
  Non così tosto questi sensi infermi
  Riceveron di lui le ’ngiuste leggi,
  Ch’egli mutò sembiante, e femmi accorto,
  Che poco saggio è chi nel proprio albergo
  Cortese accoglie un, ch’è di lui maggiore.
  Pose in eterna guerra
  Questi dolenti spirti,
  Fece di questo petto
  Un novello Vulcano,
  E di quest’occhi duo fonti di pianto,
  La bocca un’antro di sospir cocenti;
  Da me l’empio scacciò la gioia, e ’l riso,
  E gli allegri pensier n’andaro in bando,
  Nè cosa vid’io più che mi piacesse
  Fuor che di lei la desiata Imago.
  Pensoso io venni, e solitario in tutto
  Con gli occhi molli, e chini,
  E con la fronte sparsa
  D’un pallore mestissimo di morte.
  Questo Tiranno ingiusto
  Opra in me, che ’l suo foco
  Non arda, e mi consumi
  Acciò non habbia fin l’aspra mia sorte .
  Mantien (nè sò dir come)


    Nel

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