< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

263

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:275|3|0]]

  E senza core, al mio martìr non crede,
  Nè presta (iniqua) fede à la mia fede;
  Ma conceder non puote
  Quel, ch’ella non possiede.
  O Ninfa ingannatrice, e lusinghiera
  Vuol dunque Amor, che ’l tuo difetto sia
  Lasso, la doglia mia?
  Deh dolcissima Clori, deh mia vita
  Ne l’amorosa mia fiera tempesta
  Sia l’una, e l’altra luce
  Del tuo bel volto e Castore, e Polluce,
  E ’l tuo candido sen porto tranquillo.
Sai pur (ne punge ambizione il core)
  Quant’io sia grato à le canore Dive,
  Che del gorgoneo Fonte guardan l’acque,
  Anzi tù pur sai quanto caro i’ sia
  A lui, che Dafne invan fera seguìo;
  Ch’anzi in Thessaglia volle
  Far di sue belle membra il primo alloro,
  Che darle in dono à sì possente Dio;
  Ma perche ’l canto mio
  Clori à te narro? à te, che mille, e mille
  Volte il lodasti? e mentre, ch’io scioglièa
  Le parole, e la voce
  De la mia cetra al suono,
  Tù da la gioia vinta,
  E le parole, e ’l canto
  M’interrompevi con soavi baci.
  Ma tù come di Mopso
  La memoria perdesti,
  Così d’ogni piacer, ch’Amor concedè
  Non ti rammenti; ed io


R     4          Ogni

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:275|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.