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  Ninfa comporterai, ch’à te s’opponga?
Sentono pure i giovani robusti
  Per ogni vena il tuo vivace foco;
  Provano le fanciulle, e i vecchi imbelli
  La tua mirabil forza:
  Sol l’anima gelata di costei
  Le tue facelle spegne, e ’l duro core
  Rintuzza ad un, ad un gli strali tuoi.
Sopra le sfere ascendi
  Amor qualhor ti piace;
  E la tua pura face
  Fà, che lascian gli Dei del Ciel l’albergo
  Vaghi di mortal cosa.
  Ecco fatto pastore
  Guida Febo gli armenti
  De la Thessaglia; e giù ponendo il plettro
  Con le canne incerate, e diseguali
  Chiama suonando i più superbi Tori;
  E quel, che gli altri Dei
  Regge solo col cenno,
  E da legge à le nubi, à i venti, al Mare
  In quai forme neglette
  Non si chiuse, e nascose?
  Hora l’ali vestì di bianco cigno,
  Hora Toro nuotò per l’onde infide
  Del gran Nettuno, accorto amante usando
  Di remi in vece l’unghia bipartita;
  E sopra ’l dorso il desiato peso
  Condusse lieto à le bramate arene.
  Arse la Dèa, che ’n Cielo
  Notturno Sol fiammeggia;
  E con soavi baci


    Destò

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