< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
24

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:36|3|0]]

Quanti braman d’haver quà giù grandezze,
  Quanti cercando van Mitre, e tesori,
  Quanti di Signorie braman gli honori,
  Nè san là dove sien ferme ricchezze.
Non argento, non or, non gemme, od ostro,
  Non gli alti tetti, non le travi aurate
  Fanno i Principi veri. ah più pregiate
  Convengon doti in questo basso chiostro.
Principe è quei, che generoso affetto
  Sempre ha nel cor; che sol lo sguardo porge
  Là vè stuol pellegrin d’ingegni scorge,
  Che sol d’alma virtù s’adorna il petto.
Principe è quei cui crudeltate, ò sdegno,
  O vana ambizion l’alma non punge,
  Che da i morsi del Volgo se n’ va lunge
  Non per timor, ma per sublime ingegno.
Tal è   Cinthio splendor del Vaticano,
  Che sotto i piè d’avverso Fato hor tiene;
  Onde non hà più d’oltraggiarlo spene
  L’empio, di cui rende ogni studio vano.
E ben dimostra il tuo canoro stile
  Chiabrera illustre, che d’ogn’altro il pregio
  Si lascia à dietro questo spirto egregio
  Solo a se stesso di bontà simile.
Suo valor, e tua Musa hor tanto accenda
  Ogni alma, che s’eterna al Mondo brama
  Per singolar virtù candida fama
  Sol da sì degno Heroe l’essempio prenda.



SO-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:36|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.