< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
32

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:44|3|0]]

Il Sol mostra più chiara
  La chioma, s’ei percuote
  O ’n argento, ò ’n cristallo, ò ’n gemma, ò ’n oro;
  Così Virtù più rara
  In voi scopre sua dote
  Lucida gemma del celeste choro.
  E ’n corpo bello, e vago
  Ella n’appar più grata.
  Ma mentre l’alma appago
  Nel bello, ond’è beata,
  Temo, che ’n forme nove
  Converso al Ciel non vi rapisca Giove.
Se i ligustri, e le rose
  Del vostro viso io miro
  Parmi il viso veder di bella Aurora;
  S’al bel, che ’n voi ripose
  Il Ciel, questi occhi giro
  Venere io veggio; se ’l pender talhora
  Io volgo al bello interno
  Colei, che da la testa
  Di Giove nacque io scerno;
  Se la casta, e modesta
  Maniera mi si scopre,
  Di Diana contemplo i gesti, e l’opre.
Canzone humil t’inchina
  A questa regia Figlia
  Honor di nostra etate, e meraviglia.

SONETTO XXXI.

 

E
Qual fora giamai sì duro, e scabro

Cor, che non l’ammollisse il guardo pio
  Del mansueto, e vago Idolo mio
  Del mio dolce languir sì dolce Fabro?


    Il

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:44|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.