< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
36

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:48|3|0]]

SONETTO XXXVII.

O
De l’Anima mia nobil tesoro

Tu pur risplendi à i boschi, à i monti, à i rivi,
  Che pregiar non ti pon di ragion privi
  Mentr’io quì sola e mi querelo, e ploro.
Deh torna à me, che ’l tuo bel viso adoro
  E lunge scaccia i pensier gravi, e schivi;
  Fuggi gli horrori, ov’à mio danno hor vivi,
  E me consola, che languendo moro.
Rasciuga gli occhi homai dal pianger lassi.
  Ahi che le Fere ti faran più fiero
  S’ivi più tardi, e viè più freddo l’onde.
Più selvaggio le selve e ’l cor’ altero
  In cui durezza natural s’asconde
  In sasso al fin si cangierà tra’ sassi.

SONETTO XXXVIII.

 

M
Entre quasi liquor tutto bollente

Il liquefatto vetro à la man cede,
  Qual più brama l’Artefice prudente
  Forma vaga, e gentil prender si vede.
Così mentre vivesti entro l’ardente
  Fiamma, ch’io già destai, forma ti diede
  Amor più, ch’altro mai Fabro possente
  De la tanto appo lui gradita fede.
Ma come perde ogni calor in breve
  Il fragil vetro, e di leggier si spezza
  Spargendo al fin l’altrui fatiche à terra.
Così de la tua fè l’ardor fù lieve,
  Debil percossa poi d’altra bellezza
  Spezzolla e ’l mio sperar chiuse sotterra.


    SO-

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:48|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.