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Perch’altri intenda la mia fiera sorte
  Scriverò per li sassi, e per le piante,
  Ch’al nascer del mio dì giunse la sera
  Colpa di lui, ch’eternamente il core
  Portò coperto d’indurata neve
  Non curando ’l mio duol, l’amore, o i versi.
Traggon dal Ciel la fredda Luna i versi,
  Rendon benigna altrui l’iniqua sorte,
  Fanno da calde fiamme uscir la neve,
  Fermar l’onde fugaci, andar le piante,
  Cangiar il chiaro giorno in fosca sera
  Per me render non puon men’aspro un core.
Morendo vive per mia doglia il core,
  Parlando perdo le parole, e i versi,
  Rido piangendo, e ’l dì vado, e la sera
  Pascendo l’alma in così dura sorte;
  E voi sapete la mia fede ò piante
  Superar di candor la pura neve.
Ma se di neve un’agghiacciato core
  Scaldar non puon per queste piante i versi
  Giunga ò mia sorte homai l’ultima sera.

MADR. XVI.

V
Iva mia luce, e chiara

S’io v’ho donato quanto
  Io vi potea donar, perch’altrotanto
  Non mi donate voi? perche sì avara
  Vi mostrate al donare?
  Ahi che lieve mercede
  Madonna à me non pare
  Devuta ricompensa à la mia fede.
  S’estremo è l’amor mio picciolo fia
  Ogni favor, ch’estremo ancor non sia.


    MAD.

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