< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
50

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:62|3|0]]

  Rie procelle
  Turbatrici d’ogni bene.
Io credèa, che ’nfausta sorte,
  Doglia, e morte
  Sostenesse un cor lontano
  Da la mano, che ’l saetta,
  Che l’aletta,
  Per cui piange, e stride in vano
Io credèa quando sdegnose
  Le amorose
  Luci il vago afflitto mira,
  E sospira, fosse questa
  Pena infesta
  Sol cagion di sdegno, e d’ira.
Io credèa, che ’n fier tormento
  Il contento
  Si cangiasse d’un’amante,
  Che ’l sembiante amato perde,
  Onde ’l verde
  Fugge al fin di speme errante.
E stimai, che senza essempio
  Fosse l’empio
  Fato (ohime) di quel dolente,
  Che languente non hà pace,
  E si sface
  Ne l’incendio vanamente.
Ma godendo non pensai,
  Che trar guai
  Da sue gioie un cor devesse,
  O potesse nel gioire
  Sì languire,
  Ch’à doler d’Amor s’havesse.


[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:62|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.