< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
56

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:68|3|0]]

All’Illustre Signor

FRANCESCO DURANTE.

Che Amore cagiona travagli, e spesso morte.

Canzonetta Morale III.

A
L suon de l’aurea tua cetra gli amori

De la bella Ero, e del Garzon d’Abido
  Narra tù Musa, e del gran caso il grido
  Desti pietà ne i più selvaggi cori.
Dì come di Ciprigna il giorno festo
  Lieto chiamò da le natìe contrade
  Le Genti, e d’ogni sesso, e d’ogni etade
  Ad honorar la bella Diva in Sesto.
I notturni Himenei, che varcar l’acque,
  Le oscure nozze, che giamai l’Aurora
  Non vide; il nuotator furtivo honora,
  Ero, & Amor cui di dormir non piacque.
Era ministra la bellissima Ero
  Del Tempio; hor mentre à le sant’opre intesa
  Lodata passa; indi ne resta accesa
  L’alma, che ferve entro viril pensiero.
Ma più d’ogn’altro arde à Leandro il petto;
  Arde, e sol può de la Donzella altera
  Scaldar il core, e con humil preghiera
  Chiese, ed ottenne il marital suo letto.
Ritorna lieto al suo patrio soggiorno,
  E come stabilito havean trà loro
  Bramoso attende, che i be’ raggi d’oro
  Nasconda Febo, e porti altrove il giorno.


Ecco

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:68|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.