< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
58

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:70|3|0]]

Poi che ’l bel corpo (ohime) di spirto casso
  Vide il mattin la Donna, in preda al duolo
  Dal balcon preso un disperato volo
  Col capo in giù precipitossi al basso.
Durante hor saggio tù l’animo indura
  D’Amor à i colpi; e questo humido essempio
  Ti scopra homai, ch’egli tiranno, ed empio
  Peste è del Mondo, e Mostro di Natura.
Ma tù medesmo col tuo nobil canto,
  Canto felice, ond’ergi al Ciel le piume
  Insegni altrui, che d’esto falso Nume
  Brevissima è la gioia, eterno il pianto.

SCHERZO III.

D
Al furor del dubbio Marte

In disparte
  Alessandro glorioso
  A la mensa già sedea
  E prendea
  Da i conviti almo riposo.
Mentre l’esca il digiun chiede
  Ecco fiede
  L’aer’ intorno l’armonìa
  D’huom, che tanto in dolci carmi
  Chiama à l’armi,
  Che dal cibo lo disvìa.
E qual suol il vento fiamma
  Così ’nfiamma
  Il Macedone Guerriero;
  Ch’ei le mense, e gli agi abborre,
  Indi corre
  A la pugna ardito, e fiero.


    Tal

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:70|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.