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Alla Sereniss. Sig.ra

D. VIRGINIA MEDICI D’ESTE

Duchessa di Modona, &c.

SONETTO LVII.

S
E da le Sfere, onde ’l valor prendeste

Donna, e ’l bel guardo alteramente humile
  Tolt’eguale havess’io canoro stile
  Vostra lode per me forse udireste.
Ma l’alte doti, e le bellezze honeste
  Gradito ardor d’ogni anima gentile
  Potrieno haver terreno carme à vile,
  Che sol degno è di lor canto celeste.
Dunque bella d’Heroe figlia, e consorte
  Quel, ch’io non posso, e che pur dir vorrei
  Risuonino per me l’eterne Rote.
Chi vi diè la virtù spiegar la puote.
  Hor dica ’l Cielo in chiare voci, e scorte
  Non luce in me quel, che non splende in lei.


AL SERENIS. SIG. D. CESARE D’ESTE

Duca di Modona, &c.

SONETTO LVIII.

D
Iscior vorrei da le deserte arene

De lo sterile mio mal colto ingegno,
  E trar ne l’alto Mar mio fragil legno
  De’ pregi tuoi, benche timor m’affrene.
Havrò ben di solcarlo altera spene
  D’Austro sprezzando, e d’Orion lo sdegno
  Nocchiero ardito, e non del tutto indegno
  Se la fortuna tua meco ne viene.


Alhor

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