< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
68

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:80|3|0]]

Sol’ à Febo homai dir lice
  Di que’ frutti, che promette
  Questa Pianta alma, e felice.
  Frutti, ond’anco alte vendette
  Senta il Mondo contra gli empi,
  Che di lui fer tanti scempi.
Di quai gemme splenderanno
  Ricche Mitre à novi figli?
  Qual hauran perpetuo danno
  Del rìo Trace i fieri artigli?
  L’empie sette à Dio rubelle
  Fien per lor di Christo ancelle
D’ Alessandro i fregi sparsi,
  D’ Alessandro honor di Marte
  Scorgo in questi rinovarsi;
  Onde Pindo in mille carte
  Di sì degne, e ben nat’alme
  Scriverà l’egregie palme.
Ecco il Tebro disacerba
  Doglie antiche, e Roma altera
  Già d’Heroi madre superba
  Qual favor, qual gioia spera?
  Ben sarà, ch’ella al fin torni
  A l’honor de’ primi giorni.
Stelle ardenti, Gigli illustri
  Man Celeste insieme stringe;
  Per cui fia, che un dì s’illustri
  Quanto ’l Mar d’intorno cinge;
  Per cui fia, che l’aurea etate
  Faccia ancor l’alme beàte.
Ne la mente ciò mi scrisse,
  Ciò mi disse l’alta Musa,
  Che mentir giamai non usa


    Al-

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:80|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.