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SCHERZO IV.

Q
Ual più vive in grave affanno

Sotto ’l giogo aspro infelice
  Di quest’empio Amor tiranno
  Rispetto à mè si può chiamar felice
Quando stan tutti i viventi
  Chiusi in grembo al dolce sonno
  Piango io sol, che i miei tormenti
  Benche i’ dorma talhor dormir non ponno.
Mentre stanco il corpo dorme
  Veggio in mezo à falsa schiera
  Di notturne erranti forme
  Del verace mio mal l’imagin vera.
Ahi così son fatta essempio
  Di martir ingiusto Amore.
  Ahi così son fatta un tempio
  In cui quest’alma ogn’hor s’offre al dolore.
Deh volesse amica sorte,
  Che di tante angosce il frutto
  Fosse almen pietosa morte,
  Ch’io molto acquisterei perdendo il tutto.
Libertà de’ piacer miei
  Sol ministra hor che m’avanza?
  Quando (lassa) io ti perdei
  Di tè perder devea la rimembranza.
Sì di pioggia lagrimosa
  Molle il sen Filli dolente
  Sospirò mesta, e pensosa
  La passata sua gioia, e ’l mal presente.


E     4          Scherzo

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