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AL SIG. FRANCESCO NORI.

Felicissimo esser lo stato mediocre, e privato.

Canzonetta Morale V.

L’
Audace Figlio, che d’Apollo nacque

Regger volendo (mal accorto Auriga)
  Fuor del mezo sentier l’aurea quadriga
  Arse la terra, e fulminato giacque.
Quegli, che osò con l’incerate penne
  Spinto da folle ardir poggiar tropp’alto
  Cadendo fece il memorabil salto.
  L’altro nò, che più basso il camin tenne.
Guida Nocchier gran Nave, e ’l salso Regno
  Tutto cercando, vien da l’onde absorto.
  Salvo è colui, che non lontan dal porto
  Và radendo il terren con picciol legno.
Di caduta mortale oppresso rade
  Volte vedrem chi per lo pian trascorre.
  Ben quei si muor, che da sublime Torre,
  O d’alto Monte ruinofo cade.
Se ’l nostro sguardo penetrar potesse
  De i Re, c’huom chiama lieti il cor appieno
  Vedrebbe alhor come sovente sieno
  L’alte Magion da gran tormenti oppresse.
Gentil mio   Nori à che procuri stanza
  Trà tanti fasti? pur gli studi accorti
  Gli huomini fan. non fai, che ne le Corti
  Più fallace, che altrove è la speranza?


    Quivi

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