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Così scaltro Guerrier prìa, che combatta
  Parar, ferir apprende in chiusa chiostra,
  Poi del nemico suo vittoria ottiene.

SONETTO LXXX.

B
En è destin, che tù giamai nel seno

Bella fiamma d’amor chiuder non puoi,
  E che un’oggetto vile à’ pensier tuoi
  Dia legge, e regga de la mente il freno.
Non t’avedi infelice del veleno,
  Che i sensi inganna? ah misero pur vuoi
  Viver Mostro d’errori; hor chi trà noi
  Potrà del tuo fallir dannarti à pieno?
Ardesti un tempo, e l’amorosa cura
  D’honor fù degna (e dica ogn’huom s’io mento)
  Ma nel tuo cor nobil pensier non dura.
Nè per tuo ’ngegno alhor, ma per tormento,
  E per eterna altrui cruda sventura
  Crebbe quel foco in te? c’hor veggio spento.

SCHERZO VI.

A
Che sguardi amorosetti

Tanti petti
  Saettar? deh per pietate
  Più non siate altrui cortesi
  De gli accesi
  Raggi ardenti, onde beàte.
Pupillete nel cui lampo
  Sempre avampo
  Se mia gioia è ’n voi raccolta
  Deh sia volta à me la face,
  Che mi sface,
  C’hà da me l’alma disciolta.


    Se

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