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canzoni. | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Gianni).djvu{{padleft:126|3|0]]
sonar vïole chitarre canzone,
20poscia dover entrar nel ciel empiro.
Giovane sana allegra e secura
22fosse mia vita fin che ’l mondo dura.
Questo sonetto che pubblicò la prima volta l’Allacci (pag. 403) e il Crescimbeni riprodusse nella stessa lez., fu tratto dal Barber. xlv, 47. Fu ancora riprodotto dal Valeriani, Poeti del primo secolo, dal Navone, nello studio che precede le Rime di Folgore da S. Gem. etc. (Bologna, Romagnoli 1880, p. cxiii), e dall’Ercole, Rime di G. Cavalcanti, p. 138, nota. Il Bartoli (Storia, iv, C. i) dubitò che questo son. fosse di Lapo, ma senza alcuna buona ragione, ci pare. Il cod. da cui fu tratto, scritto da un Niccolò del Rosso di Treviso, (cfr. Del Prete, Rime di P. de’Faytinelli, Bologna, Romagnoli 1876, p. 46, e: E. Monaci, Da Bologna a Palermo, in N. Antol. 1884), presenta una lezione molto intinta di forme venete, che noi togliemmo, riducendole, per quanto fosse possibile, a correzione, non ammodernandone la forma. Forse questo sonetto «è, come tanti altri, rifacimento d’uno strambotto popolare che non arrivò fino a noi» ed è molto simile, per quanto più spiritualmente