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114 | rime di |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime di Argia Sbolenfi.djvu{{padleft:148|3|0]]
E se zefiro alcun non va temprando
de ’l sol le vampe con la sua carezza,
il serico flabel l’aure agitando
20copia la brezza.
Ivi, gettando allor la tenue vesta,
pudicamente ignuda io volgo il passo.
Disciolto il crin da l’apollinea testa
24fluisce a ’l basso;
fluisce e lambe il tergo mio che mostra
callipigie beltà che il sole ignora...
Onde, apritemi il seno! ecco la vostra
28dolce signora!
Io non t’invidio il fior de ’l corpo bianco,
o de le ciprie spume eterna figlia,
se a l’ concavo sedil concedo il fianco
32come a conchiglia.
Onde apritemi il seno! ecco, m’assido
su ’l metallico trono... ecco m’affondo,
e la parte di me che lascia il lido,
36cala ne ’l fondo,
ove, strisciando con l’esperta mano,
detergo il lezzo a le inquinate membra.
Mormora l’onda ed il suo picciol piano
40il mar mi sembra,