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argia sbolenfi 147

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Desta così all’ebbrezza
  Del germinar, la terra
  Le viscere disserra
  44Del sole alla carezza,
  E con le carni e il core
  Arsi da fiamme arcane,
  Urlan le genti umane
  48«Amore, amore, amore!»

Tra l’ombre e gli spaventi
  Delle materne selve
  Si stringono le belve
  52In ciechi accoppiamenti,
  E dalle fulve arene
  Che il mar commosso esclude
  Perfidamente ignude
  56Mi chiaman le Sirene,

Mentre, di Bromio stanche,
  Roche per gli ebbri canti,
  Le lubriche Baccanti
  60Gittan le vesti bianche
  E sui compressi fiori
  Curvan le rosee forme
  Sotto l’impulso enorme
  64Dei Fauni assalitori.

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