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prefazione XXI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime di Argia Sbolenfi.djvu{{padleft:23|3|0]]storia loro e sentirono rimpicciolire in se stessi le sante idee di patria, di indipendenza e di libertà. Quanto male abbiano fatto alla coscienza italica gli ultimi scandali, lo dirà purtroppo l’avvenire; per ora intanto la patria non è più di moda.

Di moda invece vuol diventare il clericalismo. Chi guadagnò diventa conservatore e conservatori si dicono e sono tutti gli arrivati. Se, per fortuna delle idee liberali, la cocciutaggine della decrepitezza non mantenesse così ampia la fossa che separa l’Italia dal papato, tutti questi conservatori d’oggi sarebbero papalini domani. Già le classi abbienti fan l’occhio di triglia alla teocrazia, si offrono e si dànno. Poichè la fiducia nella protezione della Benemerita Arma è scemata e i timori per la sicurezza della proprietà sono cresciuti, gli abbienti pensano che la paura dell’inferno può essere utile ed efficace. Di qui un ritorno interessato alla religione e l’adorazione nuova di un Dio personale, terribile e punitore. Se costoro pensassero di trovare altrove una buona tutela dei beni e delle cariche, con la stessa facilità sarebbero domani protestanti, ebrei

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