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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime di Argia Sbolenfi.djvu{{padleft:236|3|0]]
Dimenticò Re Carlo e i suoi baroni
E il santo gonfalon del fiordaliso,
I giganti le fate e gli stregoni,
44Gano schernito ed Agramante ucciso.
Dimenticò gli assalti e le tenzoni
Tra lo stuol battezzato e il circonciso
E vide col pensier mille rosate
48Imagini di donne innamorate.
Rivide Olimpia, offerta all’esecrando
Mostro, chieder mercè nuda e tremante
E passar sorridendo e sospirando
52Fiordispina, Isabella e Bradamante.
Vide Marfisa non curar pugnando
Le salde nudità del petto ansante
E d’Angelica sua gli occhi procaci
56Languir di gaudio di Medoro ai baci.
Allor si sentì solo e in cor gli scese
Gelida un’onda di malinconia,
Tal che a se stesso dubitando chiese
60Se la gloria non fosse una pazzia;
Ed una voce in fondo al core intese
Dirgli: «Che val la tua cavalleria,
Che valgon le tue gesta e il tuo valore
64Senza un bacio di donna e senza amore?»