< Pagina:Rime di Argia Sbolenfi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

prefazione XXV

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime di Argia Sbolenfi.djvu{{padleft:27|3|0]]il motto imperativo stampato su tutti i muri Bevete il Ferro-china Bisleri! Bevetelo e lasciate in pace queste figurine di uomini senza polpe e di donnine che vedon bianco. Non ci sono solo angoli al mondo; ci sono anche le curve.

È certo che lo studio e la riproduzione del mondo esterno come è, costano più fatica che non l’operare secondo una formula od una maniera. Non è così difficile il buttar giù una di queste faccine insipide e di madreperla, come il mettere il sangue e la vita in un viso di carne sana come fecero il Correggio e il Tiziano; e sia. Ma perchè mascherare l’impotenza colle teorie e tornare indietro e non confessare piuttosto che manca la forza per andar avanti? Ah no, mangiate carne o ricorrete magari a tutti i ricostituenti, a tutti gli intrugli farmaceutici più corroborativi, ma non dipingete più fantasime e burattini!

E come sono noiose le sciarade del simbolismo! Pensare che ci sono dei superuomini che invidiano gli allori di Oscar Wilde; pensare che tutto questo è un regresso, un ritorno al Medio Evo, proprio quando sta

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.