< Pagina:Rime di Argia Sbolenfi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
argia sbolenfi | 17 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime di Argia Sbolenfi.djvu{{padleft:51|3|0]]
Deh, come, o fanciulle, deh come piangeste
E tristi nel letto solingo diceste
15«La nostra Sbolenfi perchè non è qui?»
Ma mentre la bella defunta pareva,
La morte che in pugno già stretta l’aveva,
18Dischiuse le dita e quella fuggì.
Ed or che il mio canto più dolce rinacque,
All’opra interrotta che tanto vi piacque,
21Pudiche fanciulle, tornate con me.
Destata dal sonno, col plettro rivengo,
Lo scuoto, lo stringo, nel pugno lo tengo
24E voglio provarvi che morto non è.
Sbolenfi - 4.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.