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86 Rime

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SONETTO CVII.

Signor del ciel, s’alcun prego ti move,
  Volgi a me gli occhi, questo solo, e poi
  S’io ’l vaglio per pietà, co i raggi tuoi
  Porgi soccorso a l’alma, e forze nove;
Tal ch’Amor questa volta indarno prove
  Tornarmi a i già disciolti lacci suoi.
  Io chiamo te, ch’assecurar mi puoi:
  Solo in te speme aver, Padre, mi giove.
Gran tempo fui sott’esso preso e morto:
  Or poco o molto a te libero viva:
  E tu mi guida al fin tardi o per tempo.
Se m’ha falso piacer in mare scorto,
  Vero di ciò dolor mi fermi a riva:
  Non è da vaneggiar omai più tempo.


SONETTO CVIII.



O pria sì cara al ciel del mondo parte,
  Che l'acqua cigne, e ’l sasso orrido serra;
  O lieta sopra ogn'altra e dolce terra,
  Che ’l superbo Appennin segna e diparte:
5Che val omai, se ’l buon popol di Marte
  Ti lasciò del mar donna e de la terra?
  Le genti a te già serve, or ti fan guerra,
  E pongon man ne le tue treccie sparte.
Lasso nè manca de’ tuoi figli ancora,
  10Chi le più strane a te chiamando inseme
  La spada sua nel tuo bel corpo adopre.
Or son queste simili a l’antich’opre?
  O pur così pietate e Dio s’onora?
  Ahi secol duro, ahi tralignato seme.

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