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il carattere delle leggi economiche 111

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:121|3|0]]5) i terreni che danno prodotti ad un costo minore saranno preferiti (legge 1 e legge 9) dagli agricoltori, i quali potranno pagare al proprietario tutto il vantaggio, che risulta dalla differenza dei due costi, sotto forma di rendita.

Da questa legge statica si passa poi ad una legge dinamica, quando si asserisce che aumentando la popolazione si deve spingere la coltivazione a terre più lontane e meno fertili, o impiegare più capitale con minor reddito sulle stesse terre, promuovendo il rialzo continuo nei prezzi dei prodotti agrari, allorchè esso non sia contrastato dagli effetti dei progressi tecnici (legge 11).


Ma se nel procedimento logico prima vengono le leggi elementari, poi le leggi più complesse e poi i fenomeni a cui esse si riferiscono, nella realtà è quasi sempre l’osservazione dei fatti quella che ha la precedenza: da essa si formano le teorie e con un ulteriore progresso scientifico le teorie si decompongono nelle leggi elementari, che rappresentano i primi principî dei fenomeni. Ciò è accaduto anche nella teoria della rendita, a cui abbiamo ora accennato, la quale, essendo una delle dottrine più astratte dell’Economia politica, sembrerebbe dovesse essere uscita dalla mente di un pensatore più che dall’osservazione dei fatti reali.

In Adamo Smith non si trova traccia di questa teoria, nella forma che ha assunto ai nostri giorni; essa sorge verso il 1813, insieme a tante altre dottrine, che scaturiscono dall’esperienza dell’Inghilterra durante il periodo delle guerre napoleoniche. Verso quell’anno, nelle condizioni economiche della Gran Brettagna, due cose non potevano fare a meno di colpire anche il più superficiale osservatore: l’alto prezzo del grano, e il miglioramento e l’estensione delle culture. Quanto al primo fenomeno, basti il notare che, mentre dal 1711 al 1794 il prezzo del grano non era stato mai superiore a 60 scell. e 5 ¼ den. il quarter, esso si trova a 92 scell. a S. Michele del 1795, a 177 scell. all’Annunciazione del 1801, e non scende mai sotto ai 96 scell. dal 1808 al 1813. Non è ugualmente facile il dimostrare con cifre il miglioramento e l’estendersi delle coltivazioni, che risultano però in modo inoppugnabile dalla divisione dei campi comuni, dall’assegnazione di terre incolte a piccoli proprietari e dal numero grandissimo di nuove «enclosures». L’aumento dei

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