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156 rivista di scienza

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:166|3|0]]perchè ciò che è ignoto è infinito, e ciò che è noto è e sarà sempre una quantità finita».

Chiude un cenno storico su le operazioni statistiche e la letteratura statistica. Assai sobrio quest’ultimo, perchè l’A. trova che, essendosi proposto di fare della statistica, non avrebbe potuto senza mancare al principio della divisione del lavoro e delle attribuzioni fare della storia della statistica se non del tutto incidentalmente: poichè una scienza, e la sua storia, sono cose ben distinte.

Arrischiata o, comunque, peregrina, non parrà, credo, a nessuno che conosca i Principii di Demografia la constatazione di una dote che l’A. possiede in sommo grado: quello di fare la Statistica « durch und durch », da statistico. Ed è per questo che una tale constatazione io mi permetto qui, solo avvertendo che essa non è piccola cosa.

Roma.

Otto Effertz - Les antagonismes économiques. Paris, Giard et Brière, 1906.

Non credo fare cosa inutile ai lettori di questa importante pubblicazione segnalando loro in essa alcuni punti ai quali faranno bene di rivolgere anzitutto l’attenzione, per non correr pericolo di venire disgustati o contrariati dall’apparente prolissità, o dalla forma talvolta troppo paradossalmente schematica, dell’esposizione.

Ecco come l’A. caratterizza quella che egli ritiene essere la « prima grande differenza » tra il suo sistema e quello degli economisti delle varie scuole:

« Per gli economisti contemporanei la trasformabilità generale di tutte le produzioni è un’assioma tanto triviale e banale che essi non si sono ancora neppur dati la pena di enunciarlo espressamente. Su questo soggetto i borghesi e i socialisti si accordano in un modo commovente. Le frasi più usate sono, per i borghesi: «si ritira un capitale da una produzione e lo si investe in un’altra»; e, per i socialisti: «si incorpora un lavoro, che fino allora era incorporato in un prodotto, in un prodotto di un altro genere». Nè per gli uni, nè per gli altri c’è alcuna difficoltà a trasformare, per esempio, la produzione dei diamanti o dei pizzi in produzione di salciccie o di birra. Per gli economisti, ancora

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