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il concetto di specie in biologia | 245 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:255|3|0]]argomento delle correlazioni, ha potuto assodare che le correlazioni esistono senza dubbio, ma che «i diversi gradi di correlazione delle deviazioni sono anch’essi opera del caso», e che così la legge di correlazione non è per nulla in contraddizione con quella da lui formulata sulla variabilità degl’individui e sulla combinazione dei caratteri.
Gli stessi procedimenti usati per distinguere le razze servono a distinguere le varie specie d’aringhe e conducono similmente a riconoscerne la reale esistenza.
Mi pare opportuno, sebbene in un certo senso ciò non rientri rigorosamente nei limiti di questo saggio, di riportare le considerazioni sulla variabilità e sull’origine delle specie suggerite al Heincke dai suoi studii sulle aringhe. Anche qui cito quasi testualmente.
La maggior parte dei naturalisti, dice il nostro Autore, opinano essere le differenze individuali degli animali e delle piante il punto di partenza della trasfomazione (origine) delle specie.
Per essi il variar d’una specie significa che essa comincia a trasformarsi. Il variare è dunque, secondo loro, un processo. Ciò che determina la variabilità è ignoto per alcuni, per altri sta nei cambiamenti delle condizioni di vita o nella riproduzione sessuale; ma quasi tutti ammettono la cernita naturale.
«Secondo le mie osservazioni le differenze individuali non rappresentano un processo, ma uno stato, altrettanto necessario quanto l’esistenza dell’individuo stesso. L’assoluta eguaglianza degl’individui è impossibile; le loro necessarie differenze sono il risultato delle molteplici accidentali deviazioni dal tipo medio».
Il grado di differenza in ogni carattere (o coefficiente di variazione, o deviazione probabile), dipende dall’ampiezza delle oscillazioni, nelle condizioni di vita della famiglia, il cui valore medio è immutabile. Finché queste condizioni di vita non cambiano, non cambierà nè il valore medio, nè l’ampiezza delle oscillazioni; sicchè le differenze individuali non possono esser punto di partenza d’una trasformazione della famiglia. L’incrociamento non può produrre nuove variazioni, oltre i limiti, cioè, della variabilità della razza; nè la cernita naturale trova su che spiegare la sua azione; perchè tutti gl’individui sono egualmente buoni e bene adatti alle condizioni in cui vivono. Certamente molti vanno distrutti, ma non già