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268 | rivista di scienza |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:278|3|0]]possono chiamare col nome di «processi morfogenici elementari»; e ognuna di esse compare ad un determinato momento ed in un punto determinato. Colla parola «processo morfogenico elementare» non si deve affatto designare senz’altro qualche cosa di fisiologicamente elementare: in questo concetto può rientrare ogni fatto possibile, purchè soltanto segni in qualche senso una tappa ben definita rispetto alla produzione della forma. Così per esempio sarebbero allo stesso titolo dei processi morfogenetici elementari l’invaginarsi dell’intestino primitivo nella cosidetta gastrulazione oppure la tanto frequente tripartizione di questo, od anche la formazione di ciglia in certe cellule oppure la migrazione di altre cellule. Il nostro concetto potrebbe trovare la sua applicazione sia negli animali e nei vegetali più elevati, sia negli esseri unicellulari, nei cosidetti Protisti. Nelle seguenti pagine però parleremo solo di animali elevati, pluricellulari, dei cosidetti «metazoi».
b) Già il Roux ha stabilito chiaramente che il primo problema propriamente analitico della fisiologia dello sviluppo deve essere la questione del luogo e del tempo delle singole specificazioni embriologiche della forma; io stesso ho formulato questo problema come il problema della distribuzione delle «potenze prospettiche morfogenetiche». Un esempio chiarirà che cosa si intenda esprimere in tale questione.
Ogni uovo animale subisce al principio della sua evoluzione la cosidetta «segmentazione», cioè una serie di successive divisioni cellulari, nel corso della quale non riscontrandosi ancora nell’uovo alcun accrescimento, le singole cellule diventano sempre più piccole. Ora è chiaro che in un dato germe, in un dato sviluppo da me osservato, ognuna delle suo cellule prodotte per la segmentazione, ossia ognuno dei «blastomeri» avrà una missione ben determinata nella produzione della forma; in altre parole in questo dato caso da ogni singola cellula deriverà qualcosa di ben determinato e null’altro che questo. Io chiamo ciò che effettivamente in un caso reale deriva da una cellula di segmentazione o da una cellula embrionale in genere, il «valore prospettico» o destino reale di questa cellula stessa.
La riflessione analitica ci porta adesso a domandarci: il «valore prospettico» di una cellula embrionale qualsiasi, per esempio di una cellula di segmentazione, è univocamente determinato e quindi costante, oppure può essere variabile? o in