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la fisiologia dello sviluppo della forma organica 277

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:287|3|0]]colle seguenti parole: se durante l’attività degli stimoli formativi una parte dell’embrione agisce sull’altra provocando in questa una nuova conformazione, occorre tuttavia, per giungere realmente alla morfogenesi, che, dovunque si debba giungere ad un effetto formativo esista l’«agente» stimolante come pure l’«oggetto dell’azione» che riceva lo stimolo. Ora in effetti esistono sempre ambedue là dove è «necessario» che essi siano e la parte stimolata reagisce sempre come è «necessario» ch’essa reagisca: questo fatto «teleologico» si può chiamare brevemente «armonia causale ontogenetica».

Una seconda specie di armonia ontogenetica possiamo dedurla da alcuni fatti non ancora esposti: esiste bensì un certo impulso formativo nell’organismo, ma tuttavia la formazione di ciascuna parte dell’embrione non è affatto dipendente da ciascun'altra; il Roux ha indicato questa relativa indipendenza delle parti dell’embrione l’una dall’altra col nome di «autodifferenziazione», concetto che naturalmente esprime solo qualcosa di negativo. Tuttavia esso è importante: poichè infatti se, nonostante il fatto che le parti embrionali si sviluppano pressocchè indipendentemente fra di loro — come p. es. la bocca e l’intestino nelle larve del riccio di mare — , il risultato tuttavia è sempre un intero organismo tipico, ne viene che tutte le parti dell’embrione devono «essere adattate» le une alle altre in modo che questo risultato sia possibile. Noi ci troviamo così innanzi al fatto di una «armonia ontogenetica di composizione».

L’«armonia ontogenetica di funzione» sarebbe la terza specie di armonia organica, ed anch’essa è un fatto, di cui queste parole sono l’espressione.

b) Siamo giunti così alla fine della nostra scomposizione dello sviluppo ontogenetico della forma individuale in «potenze», «mezzi» e «cause», ed ora ci troviamo dinnanzi all’importante questione, se questa divisione sia completa e a che cosa ci conduca.

Ci è stato possibile col suo aiuto di ridurre il processo costruttivo della forma individuale ad una serie di singoli processi che, pur non essendo per ora spiegabili fisicamente o chimicamente, ci siano almeno noti dalla fisiologia generale? Possiamo dire di comprendere fisiologicamente l’ordine tipico dei fatti dell’ontogenesi, con l’aiuto della fisiologia generale e coll’aiuto di un ipotetico meccanismo o di una struttura

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