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la fisiologia vegetale | 283 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:293|3|0]]mentale di fisiologia vegetale, quello del Sachs. Ma nei quattro decenni che passarono dalla sua comparsa al giorno d’oggi, quali passi giganteschi non fece la scienza!
Uno dei maggiori impulsi allo studio della fisiologia delle piante venne dato dalla istituzione di apposita cattedra universitaria per l’anatomia e la fisiologia vegetale. La prima di queste cattedre venne fondata a Vienna (1873), ed in seguito ne vennero erette presso quasi tutte le principali Università. Reso il ramo della fisiologia per così dire indipendente e fornitigli i mezzi necessari per le ricerche, il lavoro progredì con grande alacrità iniziandosi ogni genere di ricerche intorno alle leggi fisiche e chimiche che regolano la vita dei vegetali. Ben presto si dovette però accorgersi che le discipline sorelle non fornivano aiuto soddisfacente nell’interpretazione dei fatti fisiologici, per cui al fine di arrivare ad una esatta cognizione di questi, conveniva approfondire le ricerche ed i metodi della fisica o della chimica o di qualche altra scienza ausiliaria: e questi studi, fatti dai botanici, ampliarono notevolmente e con successo il campo delle scienze affini.
Prendiamo ad esaminare partitamente solo alcuni pochi esempi.
Il celebre medico e naturalista. J. v. Ingen-Housz dimostrò che la luce scompone nella pianta verde l’anidride carbonica e ne separa l’ossigeno. In queste sue ricerche di natura chimica egli non si occupa della pianta per se stessa; J. de Saussure ebbe occasione di estendere in seguito tali ricerche e di portarle addirittura nel campo della botanica, sul quale lo seguirono il Dutrochet, il Boussingault ed altri. Le diverse esperienze ottenute da questi intorno all’assimilazione restavano piuttosto dominio della chimica, finchè gli anatomici non se ne occuparono con speciale intendimento: in seguito dimostrarono che l’assimilazione ha luogo propriamente nel granello di clorofilla. Lo studio dello spettro della clorofilla condusse poi a studiare fisiologicamente l’assorbimento della luce nel cloroplasto e venne chiarito così che il pigmento clorofillico, assorbito che abbia la luce, esercita la sua azione sulla traspirazione e quindi sul processo della nutrizione. Mentre, da un lato, le ricerche più recenti si dedicarono ad analizzare quale fosse il prodotto dell’assimilazione clorofillica, è sorta, dall’altro, la quistione, se questo processo