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DELLA ENERGETICA MODERNA 23

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:33|3|0]]quindi la stessa forza viva o energia di movimento, indipendentemente dalla direzione del suo moto e dalla posizione del punto considerato, o in altre parole, se si imagina intorno al corpo centrale come centro una sfera, il corpo celeste possiede un dato valore di forza viva in qualunque punto si trovi di questa superficie sferica. Questa forza viva è tanto più piccola, quanto maggiore è il raggio della sfera, ed era nota anche la funzione della distanza (il potenziale), che dà con la forza viva una differenza costante (od una somma costante, a seconda della definizione della funzione suddetta).

Se il potenziale si definisce così, che la sua somma con la forza viva sia costante, allora si ottiene, com’è noto, il caso speciale della legge della conservazione dell’energia, nel quale entrano in questione e si trasfomano l’una nell’altra solo le due forme di energia: forza viva o energia cinetica e energia di posizione o di distanza. Questo comportamento deriva dal fatto, che in questi movimenti la quantità di energia che passa ad altre forme non è misurabile. Specialmente nei fenomeni terrestri la inevitabile parziale trasformazione in calore è così minima che, sperimentalmente non si prende affatto in considerazione: la sua presenza si ammette basandosi sul principio di continuità, ma non è mai stata constatata con misure immediate nè mediate; se esiste, essa non entra nei limiti dei nostri odierni mezzi di misura.

Quella qualità generale del nostro raziocinio, per la quale noi interpretiamo i nuovi fatti in modo possibilmente analogo ai fatti già conosciuti, suggeriva di considerare questo rapporto, che era ben noto e grazie alla sua semplicità facilmente comprensibile, come norma o tipo per tutti gli altri modi di trasformazione dell’energia. Questo era possibile soltanto ammettendo che non esistano al mondo altre specie di energia all’infuori di quelle che si vedevano in azione nei fenomeni astronomici descritti. Ma invero il calore, la luce, l’elettricità e via dicendo, erano forme di energia che non si potevano senz’altro interpretare come energia di movimento o di posizione. Non restava che arrischiare l’ipotesi, che anche in questi casi agissero le due suddette forme di energia, ma che i corrispondenti movimenti di attrazione avvenissero fra gli atomi e fossero quindi invisibili.

Con questa ipotesi si dava ampia soddisfazione a quel bisogno psicologico che or ora abbiamo rilevato. Poichè

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