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IL CONCETTO DI SPECIE IN BIOLOGIA 75

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:85|3|0]]non tardò la reazione. La critica, soffocata dapprima dal divampare della rivoluzione, ripigliò fiato, e, inanimita dagli errori e dalle scissure del partito rivoluzionario, profittando delle più solide conquiste fatte nel campo scientifico di nuovi dominatori, andò fortificando le sue posizioni. E l’ultimo, il moderno periodo, che può chiamarsi periodo di reazione, ma più esattamente e giustamente deve dirsi di critica, ebbe principio. La storia del concetto di specie è intimamente legata alla storia di questi quattro periodi.

Tutta la sistematica prelinneana si risente della poca precisione delle conoscenze, la quale si riflette nella imprecisione delle descrizioni e della nomenclatura.

Per molti secoli durò una vera anarchia sistematica; la distribuzione degli animali e delle piante conosciuti in gruppi fu fatta senza norme sicure e il valore dei gruppi di vario ordine oscillò continuamente. Fu soprattutto incerto e variabile il significato attribuito dai naturalisti ai gruppi più piccoli, come quelli che, per essere distinti da differenze meno evidenti, riescivano più difficili a essere determinati nei loro caratteri e circoscritti. Genere e specie furono parole adoperate senza che rispondessero a concetti ben definiti e scambiate spesso l’una per l’altra.

Il Carus fa rilevare come le espressioni «Genos» e «Eidos» fossero usate da Aristotele in senso strettamente logico, implicandovi egli un significato di subordinazione relativa, non punto corrispondente a quelli di genere e specie della moderna sistematica. Un «Eidos» diventava «Genos» a sua volta quando esso comprendeva varie suddivisioni, le quali divenivano allora gli «Eidos».

Com’è risaputo, la storia naturale, ch’ebbe in Aristotele il suo fondatore, rimase per secoli al punto dove quel grande l’aveva condotta; come nella filosofia, così nelle discipline biologiche, la grande ombra dello Stagirita si proiettò nei secoli lontani, e impedì a ogni attività autonoma di germogliare.

Non mette conto, pel fine che ci proponiamo, di rifare la storia dei tempi antichi e nè meno del rinascimento delle scienze naturali dalle caotiche tenebre in cui la filosofia scolastica le aveva avviluppate. E, saltando a più pari tutto il periodo di confusione e d’imprecisione che precedette l’opera

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