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il concetto di specie in biologia 79

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rivista di Scienza - Vol. I.djvu{{padleft:89|3|0]]sero dire: queste sotto forme diverse che furono chiamate in vita nella Creazione. In realtà essi creavano così tante specie quante nozioni di specie essi fondavano sulle forme da loro studiate. Conforme al suo metodo, la scuola linneana anzi che: Species tot numeramus, quot diversae formae in principio sunt creatae, avrebbe dovuto dire: Species tot numeramus, quot formarum notiones diversarum ab auctoribus sunt conceptae».

Grande fu l’impulso a scoprire o, più spesso, a «creare» nuove specie che l’opera di Linneo dette ai suoi contemporanei e successori. Aumentando il materiale, grazie alle esplorazioni, e fattasi sempre più attiva la ricerca, crebbero i cataloghi sistematici e si moltiplicarono i generi e le specie; ma non senza dispute — ancora oggi non composte — sul valore dei nuovi gruppi descritti e battezzati secondo i canoni del Maestro. Si cominciò a non essere ben certi di quali fossero le «buone specie» cioè quelle che erano state separate fin dall’inizio nell’intenzione del Creatore; e bisogna convenire che questo non era facile compito. Si ammise che potessero esservi «cattive specie» cioè specie foggiate artificialmente per erronea interpretazione delle intenzioni di Domineddio: ogni naturalista descrivendo e battezzando nuove specie credeva, naturalmente, che fossero «buone», ma raramente mancava poi qualche altro specialista, che, dopo una revisione più o meno accurata del catalogo del primo, non ne trovasse, una certa quantità da scartare; alle quali, al più al più, poteva attribuire il grado di «sottospecie» o di «varietà».

Il fatto è, che quanto più numerosi sono gli esemplari d’una specie e le specie d’un genere, che si sottopongono ad esame, tanto più facilmente accade d’imbattersi in forme dubbie, che non si possono sicuramente far rientrare in una o in un’ altra specie; spesso due specie si possono difficilmente delimitare l’una rispetto all’altra; abbondano le «forme intermedie» che collegano per gradi insensibili l’una all’altra, così da far nascere il sospetto che si tratti d’un’unica specie con limiti più estesi. Da ciò il continuo oscillare del numero di specie di certi generi. La specie linneana Cyprinus Carpio, per. es. (il comune carpione) fu suddivisa da Heckel e Kner in tre specie: Cyprinus carpio, Cyprinus acumimatus (una specie a dorso più alto) e C. Hungaricus (una forma più

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