< Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

baby 115

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:115|3|0]]Damonte, se adesso tossiva, non tossiva altro che per il troppo ridere. La Baby, colla voce grossa, si metteva a descrivere le tenebre alte, il silenzio pauroso della notte, il lumicino piccolo che si vedeva in lontananza e il Santasillia inginocchiato «sotto le verdi piante» che recitava preghiere e si torturava col cilicio.

— È un espediente assai ingenuo, — esclamava il Baldi, toccandosi la punta dei baffi con fare altezzoso, — quello di voler rendersi interessanti coi piagnistei! Occorre ben altro per poter avere chanz colle signore!

Andrea non sospettava certo di servir da zimbello ad una leggerezza così perfida e crudele, ma pure sentiva di non essere più inteso, di non aver più il compianto, l’effusione sincera della cugina, e ciò gli dava al cuore uno strazio indicibile. Il suo viso pallido dimagrava, egli aveva la febbre; era misero, disperato; straziato insieme dai rimorsi e dalla gelosia. Dove trovare un conforto? La stessa sua fede lo impauriva con terribili minaccie... Il pensiero dell’A-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.