< Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

baby 121

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:121|3|0]]vali, perchè Giuliano era un certo tomo!... — Non tossiva come il Damonte e non sospirava come il Santasillia!... E poi, in complesso, Giuliano era bellino assai, un po’ piccolo, ma elegante. Non gli stavano bene le fedine che si era fatto crescere a Vienna, per darsi l’aria diplomatica, ma gliele avrebbe fatte tagliare. Gli occhietti erano furbi e vivi... e poi montava benissimo a cavallo!

E la Baby, che di solito scriveva ogni quindici giorni a suo marito, in quella prima settimana che si trovò in villa sola, gli scrisse tre volte, e l’ultima lettera era più lunga delle altre. Essa gli narrava la sua vita di ogni giorno; le passeggiate, le visite ricevute e ricambiate, e si doleva di veder poca gente a Castelguelfo perchè troppo lontano dalle sue amiche, e di non poter avere per correttivo alla noia del Santasillia, altro che le facezie di Marco Baldi.

«...Ti scrivo dal picco della quercia... te ne ricordi?... Mi piace tanto questa roccia! Sembra un luogo incantato, la rupe della strega... lo

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.