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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:127|3|0]]raggiunto tanta finezza, così anche la sensibilità di lui si era fatta maravigliosa.

Il tic tac dei piccoli passi della Castelguelfo, il fruscìo leggiero della sua veste lo facevano impallidire, e la sera, aspettava con ansia il momento in cui, abbandonando il picco della quercia e ritornando verso la villa, essa usava appoggiarsi al braccio di uno dei suoi amici. Quando la vedeva alzarsi, egli era inquieto, agitato... — Avrebbe preso il suo braccio o quello di Marco Baldi?... E le si metteva vicino vicino, ma non osava mai offrirsi per il primo, impacciato e intimidito da uno strano turbamento.

Ma pure quelle belle sere di settembre erano tutte un incanto. Il lago tranquillo sotto le stelle scintillanti; il profilo cupo delle colline e dei monti lontani, che chiudevano l’orizzonte con immagini strane e diverse: l’armonia quieta e uniforme della notte, solo interrotta dallo schiocco echeggiante della frusta e dal cigolìo de’ carri che salivano la strada erta della riviera, tutto ciò rendeva più deliziosa al Santasillia, in quel-

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