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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:152|3|0]]passeggiare e a discorrere nelle altre parti del giardino.

— Dica un po’ Andrea, — cominciò la Baby, tanto per aprire il fuoco, — stasera siamo in collera?

Andrea la guardò di nuovo, senza dir motto.

— Che ha, dica?

— Che ho?... Vuol sapere che ho? — rispose il Santasillia sciogliendosi vivamente dal braccio della Castelguelfo e fissandola minaccioso — ho che l’amo e che mi ha dannato!

— Per amor del cielo, Andrea, — mormorò la Baby un po’ inquieta per il tono con cui furono dette quelle parole: — cerchi di essere ragionevole, prudente: se gli altri ci sentono, diventiamo ridicoli.

— E che importa a me degli altri! — esclamò Andrea, il quale ormai, rotto il freno alla passione, la lasciava prorompere. — Che importa a me degli altri, quando è la mia coscienza che mi condanna? Quando è lei, lei per la prima, Contessa, che mi trova ridicolo e che mi rende

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