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tiranni minimi | 169 |
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Quando arrivò l’Agnese dal Trentino la Contessa in persona si recò a riceverla alla stazione; onore codesto ch’era toccato per altro, indistintamente, a tutte le bambinaie che l’avevano preceduta; e come la signora aveva fatto colle altre, abbracciò e baciò con grande effusione la nuova arrivata, ripetendole il solito discorsetto, che in quel momento di contentezza era veramente sentito:
— «Come ti chiami?»
— «Agnese, signora Contessa...»
— «Brava: è un nome che mi piace. Ricordati, che se sarai savia, non avrai in me una padrona dispotica, ma troverai invece una buona mamma».
Si avviarono a piedi verso Porta Nuova. La Contessa che dondolava tronfia e severa nella grassa maestà della sua persona, colle piume e i nastri svolazzanti del cappellone passato di moda, dono di una sua parente di Venezia; la bambina, che tratto tratto saltellava, non potendo tener dietro ai passi smisurati di quel donnone.