< Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
196 tiranni minimi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:196|3|0]] sotto l’ombra folta della riva per dar la caccia alle farfalline dai vivi colori, agli scarabei dorati e alle damigelle graziose, colle alette azzurre splendenti al sole. E gridi e risa di gioia annunciavano a Menico il ritorno della bimba, che egli vedeva comparire rossa e trafelata sull’erba, coll’insetto chiuso fra le mani.

Ma presto riprincipiarono i patimenti della piccola Agnese. Appena ebbe dieci anni il babbo e i fratelli suoi vollero che si mettesse a lavorare, e le furono tutti addosso coll’accanimento di chi intende rifarsi di un danno patito.

— «Aveva campato a ufo per tanto tempo!... Era ormai tempo che il suo pane lo guadagnasse!»

La mamma cercava di risparmiarla; ma gli uomini montavano in furia anche contro di lei e la facevano morir di fatica perchè non avesse da star dietro alla figliuola. Tutte le mattine era l’Agnese che doveva portare al bosco l’acqua e la merenda degli spaccalegna... — C’erano due, tre, alle volte anche quattro miglia da fare per una viottolina ripida e sassosa. La bimba teneva

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.