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tiranni minimi 207

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:207|3|0]] mentre batteva i denti sul pagliericcio freddo, sentiva ancora la voce della Contessa che predicava al conte Venceslao.

Allora la povera ragazzina pianse tutte le lacrime sue, e le versava calde, silenziose, invocando la Vergine dei dolori perchè l’aiutasse a contentar la padrona e perchè il conte Venceslao non avesse a soffrir dispiaceri per cagion sua. Pregava e pregava rannicchiata, sotto le povere coperte, sforzandosi di soffocare la tosse, per non destare i signori, che dormivano; e se qualche volta, stanca, disfatta com’era, riusciva ad appisolarsi, si svegliava subito in sussulto, parendole di sentir la voce della Contessa che la chiamava... Quando venne l’alba a diradare le tenebre, Agnese già levata, era intenta nella cucina buia a dare il lustro alle scarpe dei padroni, dinanzi ad un mozzicone fumoso di candela, che stava per finire. Alzò gli occhi alla finestra, e sospirò, vedendo il giorno che ricominciava.

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