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216 tiranni minimi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu{{padleft:216|3|0]] tre di denari e il fante di spade. Per la bimba pareva tutto ciò un tesoretto, e un tesoretto, certo, doveva sembrare anche a Menico. Ma la Rosalia aveva spiata la bambinaia quando stava disponendo le sue robuccie; aspettò appunto che andasse per abbigliare la mamma, entrò nella soffitta, si spinse sotto la cuccia, tirò fuori la scatola, e portò via ogni cosa.

Appena Agnese ritornò, e non trovò più le sue ricchezze, e le vide poi fra le mani di Rosalia che ne faceva sterminio, sentì un gran dolore, e lì per lì, si sciolse in lacrime, mentre la contessina rideva e beffava la Tata «brutta, bruttaccia!» Ma presto si fe’ cuore, offrì alla Santa quel nuovo patimento, e si sentì più sicura di ottenere la grazia invocata.

Quella notte che Santa Lucia doveva passar da Verona, Agnese pregò per ore ed ore inginocchiata a piè del lettuccio, sul pavimento diaccio, tremando di freddo nella lacera camicina. Ma era riscaldata dal fervore stesso della sua fede. Anche la bambinaia avea ottenuto di

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