< Pagina:Salgari - Il re della prateria.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

capitolo xi. — la laguna della madre. 95

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Salgari - Il re della prateria.djvu{{padleft:101|3|0]]

I due marinai trassero le provviste composte di scatole di conserve alimentari e di biscotti. Divorato il magro pasto, il barone e Nunez si accomodarono nel fondo del canotto, mentre i due marinai montavano il primo quarto di guardia.

Durante la notte la baleniera continuò a salire il braccio di mare che s’inoltra verso nord-ovest e che può chiamarsi la foce del San Fernando, quantunque veramente non lo sia.

Alle sette del mattino dopo di essere passati dinanzi alle foci del Rio Olmos e dell’Jaboncilles, il barone e i negrieri rimontavano le acque del San Fernando.

— I vostri amici? — chiese Nunez.

— Aspettate, — rispose il barone.

Esaminò attentamente la riva destra, poi scaricò tre volte, con intervalli di due minuti, le sue pistole. Alle ultime detonazioni rispose un colpo di fucile, e poco dopo un uomo, uscito da una macchia di gigantesche felci arborescenti, sulla sponda, gridando:

— Sei tu, di Chivry?

— Sono io, Ramieroz.

— Accosta!... —




    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.