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106 | parte i. — l’albatros. |
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— Por la santa Virgen! Non sono mica cieco! Se qualche nave fosse apparsa, l’avrei veduta.
— Fa’ spiegare le vele e partiamo.
— Da quale parte usciremo nell’Atlantico? — chiese di Chivry.
— Rasenteremo la costa americana fino alla Luigiana per gettarmi, nel caso che venissi assalito da forze maggiori, entro qualche laguna o qualche fiume; poi usciremo pel canale della Florida e fileremo verso l’ovest attraverso alle isole Bahama.
Approfitterò innanzi tutto della grande corrente del Gulf-stream e mi terrò lontano dalla Giamaica.
— Temete che la goletta si sia recata in quell’isola per soccorsi?
— Sono certo che, a quest’ora, ha messo in moto tutte le navi da guerra inglesi ancorate a Kingston.
— Che sia già giunta a quel porto?
— Senza dubbio.
— Staremo in guardia, e ci terremo lontani da tutte le navi, sospette o no.
— Sarà mia cura, barone. Spero però di evitare tutte le crociere, — disse Nunez, guardando il cielo. — Avremo un aiuto pericoloso sì, ma potente.
— E quale mai?
— Un uragano. Vedo laggiù certe nubi che non presagiscono nulla di buono.
— E sono nubi tempestose! — disse Mumbai che in quel momento passava accanto a loro, per ordinare di salpare le ancore di posta.
— Non ci mancherebbe altro! — esclamò il barone. — Sono terribili le tempeste del Golfo.
— Non ci coglierà nel golfo, l’uragano, ma nei pressi delle Antille, — rispose Nunez.
— Mi hanno detto che quelle bufere sono terribili.
— Quelle delle Antille? Sono tremende, tanto da mettere paura ai più abili ed audaci marinai; ma il mio brick è solido, e spero di uscirne vittorioso.
— E di passare lo stretto della Florida inosservato?